lunedì 4 gennaio 2016

La mia storia di atleta
Sono cileno  e nel 1977 sono stato adottato da una coppia italiana, vi racconto un poca della mia storia così capirete perché ho iniziato a correre.
Sono nato in Cile e dal’ età di 3 anni sono stato messo in un istituto per bambini orfani e abbandonati, in quel periodo sto parlando del 1972, il Cile subì il colpo di stato di Pinochet e tante persone,compreso mio padre, non persero solo la casa ma anche la possibilità di lavorare e di accudire i propri figli.
Erano tempi difficili fra terremoti, e golpi vari. Noi abbiamo passato un bruttissimo momento, mio padre che era un combattente e (un attivista contro la dittatura) dopo averci messi al sicuro nel’ istituto, ha sacrificato tutto quello che aveva, per farci adottare da una famiglia italiana, grazie al suo carattere e dopo una lunga trattativa con il padre Alceste Pier Giovanni, un sacerdote che aveva fondato due istituti uno a Sant’Alfonso e l’altro a Quinta de Tilcoco, c'è la fece. Non voglio però parlare della mia vita in istituto, perché ci vorrebbe un libro intero, che forse un giorno scriverò.
Nel 1977, come avevo già detto qualche rigo più su, siamo atterrati a Roma Fiumicino, intorno a noi c’erano tante persone, ma come succede quando le persone sono state destinate, si incontrano e scatta il colpo di fulmine (si riconoscono), sembrano essersi sempre appartenute… così è successo anche a me e a mio fratello Gabriele: abbiamo riconosciuto i nostri genitori anche se non ci avevano presentati. Loro ci hanno abbracciati e amati. Voi direte interessante, ma cosa c’entra con la corsa? Era solo per dire grazie ai miei genitori per quello che hanno fatto!
Gli anni passavano e stiamo parlando di due ragazzini cileni, capitati (ormai 35 anni fa ) in un paesino di provincia, con tanta chiamiamola  pure disinformazione anche se grazie a Dio tutto questo oggi  è cambiato, Castellina in Chianti oggi è un paese bello dal punto di vista naturistico e a detta degli stranieri con  gente molto simpatica e amichevole.
Grazie Castellina e Castellinesi.
Più che a scuola studiavano la geografia, più che i ragazzi più grandi e anche quelli  delle scuole superiori, mi vedevano  come un intruso, e da lì a poco iniziò nei miei confronti uno stupido razzismo.
Sono sempre stato innamorato del mio paese ( il Cile )  e quando mi veniva detto in pullman ” Hei cileno fa bene Pinochet ad ammazzarvi tutti” sapendo che avevi lasciato non solo la tua terra nativa in mano a un dittatore, ma soprattutto tuo padre a lottare contro un assurda  dittatura , faceva davvero male.
All'inizio me la prendevo davvero tanto ma dopo iniziai a crescere e a ascoltare i consigli di mio padre  Franco a lasciarli stare e ignorarli, ma avevo ricevuto dal mio padre cileno Jorge anche insegnamenti del tipo “se ti danno noia difenditi”, così senza fare tanto male iniziai a difendermi… non mi piaceva, ma ho dovuto per farmi rispettare.
Da lì in poi ho iniziato a farmi più amici. Fu durante gli anni scolastici che, dopo una gara comunale, la Professoressa Mariottini, che ringrazierò sempre, vide in me buone potenzialità nella corsa.
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Mi prese con sua figlia che già faceva atletica, e mi portò tutte le settimane ad allenarmi. Lì cominciò per me una nuova vita, nuovi amici e tanta gente adulta che mi stimava e mi stimolava. Lì cominciai a correre… dagli iniziali dieci minuti, nella prima settimana avevo già imparato a correre 1h senza fermarmi mai. Nello stesso anno a scuola arrivai terzo alle comunali, terzo perché per le scale mi dettero una spinta e io, che ero primo, quasi caddi e rischiai di perdere la gara. Mi qualificai per le provinciali e lì battetti i primi due del mio paese e mi qualificai per le regionali, che feci e arrivai ventesimo, con 39° di febbre. Dopo continuai ad allenarmi e vinsi le comunali addirittura con un giro di campo dal secondo le provinciali scolastiche, esercito scuola, e tante gare su strada.
Il mio segreto era ricordare tutte le cattiverie che dicevano gli invidiosi e ignoranti mentre mi allenavo,  “vai imbecille sei primo”, “pensa alle donne e lascia perdere le corse”, i più buoni dicevano “lascia perdere Giorgiez l’olimpiez”avevo imparato a  trasformare  quella rabbia in voglia di vincere.
 Ma non si può fare di tutta l'erba un fascio ho avuto specialmente a scuola anche dei buoni amici fra i quali sono lieto di citare alcuni nomi Matteo, Giampaolo, Giampiero, Rossano, Nano, Francesco e tanti altri specialmente della mia classe, che mi aiutavano e mi incoraggiavano in quello che facevo come anche i miei compagni di squadra a Siena  che per loro ero Speedy Gonzales (perchè da cileno mi chiamavo davvero così! Jorge Enrique Gonzales Gonzales) e anche perché correvo davvero molto forte.
Gli anni passavano e io diventavo sempre più consapevole della mia forza, facevo le gare e arrivavo sempre primo ,  cinque minuti  davanti a quelli della mia categoria… in pista non ero un granché, perché non mi piaceva ma iniziai a vincere non solo gare su pista, ma sopratutto gare su strada, anche a livelli assoluti.
E nel 1987, alla mia prima mezza maratona, ad Avignone, vinsi il campionato europeo juniores con l’ottimo tempo di 1h19′ 38″, che solo dopo qualche anno migliorai, sempre ad Avignone in Francia, portandolo a 1h 12′ 57″ piazzandomi al 6° posto  su oltre 600 atleti  a livello assoluto.
Nel 1988 a Riccione dopo una gara combattuta sotto un sole battente nei 3000 siepi, feci il 4° assoluto e vinsi il campionato italiano Uisp per la categoria Juniores.
Eccomi qui in quella gara, una foto offertami dal mio grande amico Mauro Guerrini ;)
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Durante il militare, anno 1988, arrivai secondo in una gara regionale che mi permise di entrare nella Regione Militare Meridionale, e alla Cecchignola in un campionato su strada, per il giorno di Santa Barbara, valevole come campionato italiano militari, mi piazzai undicesimo assoluto, battendo vari campioni italiani.
Mi ricordo che in quel periodo avevo fatto amicizia con campioni anche a livello mondiale: Mussa Fall, Mustafa Lachal Bacouche, Maminsky, nello stesso stadio dove mi allenavo io, si allenavano il grande Said Aouita e Brahim Boutayeb, con quest’ultimo in allenamento abbiamo fatto un progressivo di quasi un’ora da 3,20 a 2,58 al km. Non mi ero accorto che andavamo così veloce, e Il Buta (come lo chiamavo io) mi insegnò la tecnica di respirazione e altri trucchi, ma sopratutto l’importanza della mente sul corpo.
E lo stesso anno alle olimpiadi di Seoul, lui vinse con uno straordinario tempo il titolo olimpico nella gara dei 10.000, in 27’21″46, stabilendo cosi il nuovo record olimpico.
Il nostro Totò Antibo arrivò secondo, bellissima gara che vi ho proposto qui sopra.
Qualche anno dopo feci parte della rappresentativa Toscana di gare su strada a Guidonia, come regione vincemmo il campionato italiano a squadre. Gli anni si susseguirono e io continuavo a migliorare e vincere anche gare molto importanti, maratonine, gare su strada, fra le quali ache la Famosa gara senese ”Pasticceria Silvia”. A Firenze e in Toscana ottenni buoni piazzamenti, anche se lì era un poco più difficile vincere, perché c’erano atleti come i fratelli Barbi, i fratelli Anichini Panichi, Sequi... e tanti altri che non erano toscani ma vedevano nella Toscana un buon terreno di gara per migliorasi e fare qualifiche per campionati più importanti... e poi come non menzionare loro, i Campioni degli altopiani: i Keniani!
Ricordo che alla famosa gara “Cinque Torri", in notturna, a Rapolano Terme, su quasi 800 atleti e dopo una gara combattuta, un keniano mi passò davanti agli ultimi 5 mt e fu davvero dura, perché per tutta la gara avevo pensato solo al trofeo che stavo vincendo e in quell'occasione avevo battuto non solo i migliori di Arezzo, ma anche Mussa Fall, finalista olimpico a Seoul 1988, negli 800 mt. Comunque quello che mi piacque fu la media ottenuta: 3’08″ al km x 8,25. Ottima prestazione! Fu solo nel 2005 a Firenze che, dopo una vita a sognarla, decisi dopo un’anno intensissimo fra allenamenti e gare vinte (fra i quali anche il campionato di maratonina di Siena), di fare la mia prima Maratona. Era una mattinata abbastanza fredda e l’ospite d’onore era il grandissimo Gelindo Bordin, campione olimpico e maratoneta di grande successo a livello mondiale, erano tutti tesi... io no!! Ero completamente incosciente di quello che di lì a poco, sarebbe stato la realizzazione di un grande sogno: terminare la Maratona!
Ricordo che quando facevo le gare ogni volta che trovavo una difficoltà mi dicevo: "coraggio se un giorno vuoi fare la maratona devi superare questa prova", mi facevo sempre coraggio così. Il giorno della maratona domandarono a Gelindo quale consiglio ci potesse dare  per affrontare questo tipo di gara, Gelindo con il suo buon accento del nord ci disse: ” ragassi la maratona l’è dura, bisogna passare piano alla prima metà"... detto fatto: preso dall’entusiasmo passai piano (!) 1h 13′ 30″ (quasi avevo fatto il mio record che era di 1h 11′ 38!) e ovviamente, passato così veloce, gli ultimi 5 km sono stati una sofferenza incredibile... ma tutti quegli anni a dire "forza che così c’è la farai a finire la maratona" mi hanno aiutato a non lasciare, anche se soffrivo moltissimo (per intenditori: sono passato da 3.40 a 5′ al KM). La maratona, finì e anche se con tanto dolore, il tempo fu incredibile: 2h 36′ 57″.
Quinta migliore prestazione di tutti i tempi a Siena! Ragazzi, voi farete tante gare nella vostra vita, ma che siate forti o no, quando finirete la maratona, WOW, avrete dato un senso alla vostra vita di atleta e non solo.
Ragazzi fatela e la vostra vita cambierà come un miracolo.
"Ho avuto un'infanzia difficilissima", ma grazie alla corsa ho trovato tanti amici, l’Amica con la A maiuscola (la corsa), ho avuto tante soddisfazioni, ma soprattutto la forza di diventare una persona migliore e decisa a raggiungere tutto quello che voleva nella vita. ... e tanta tanta tanta felicità.
Buona corsa a tutti!!!

2 commenti:

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  2. Bellissima storia Giorgio in molti aspetti assomiglia al mio passato perché pure io come te sono stato adottato all'età di 5 anni da genitori Italiani e so le sensazioni, le emozioni e le paure che hai provato mentre scrivevi la tua storia. Pure io tramite lo sport ho provato la sensazione di volare di sentirmi libero, libero di esprimermi in un attività dove non esiste solo l'attività in se ma tu stesso diventi parte ed essenza di quello sport.

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